giovedì 4 novembre 2010

mercoledì 20 ottobre 2010

Di sola minaccia?

Le mani gelate
battono i tasti
ti finirò! ti finirò!

E non sarà l'ultima volta,
ti terremo chiuso qui....
finché non uscirai! Ah -Ah- Ah

martedì 19 ottobre 2010

Di sola vertigine?

Improvviso
traffico del senso
per tre tazze di caffé senza zucchero

Una visione d'insieme
è un conato di vomito
un'intuizione benzina sull'intero alveare

lunedì 18 ottobre 2010

Di sola combustione?

Bevo
la questua e mastico
ortiche e nervi infiammati

Un estintore?
No grazie! Conservo
lacrime surgelate in frigorifero

martedì 12 ottobre 2010

#18

Stucchevole, come una foglia d'autunno in una fontana d'acqua gelida, procede a nervi tesi tra marchingegni satanici e lestofanti ridicoli

mercoledì 6 ottobre 2010

#17

Forse, in questo mondo, gli autentici poeti sono coloro che vivono, in silenzio, e non scrivono...

venerdì 24 settembre 2010

#16

Nella metropoli, gestita dai partiti democratici, lo zoo viene chiamato bioparco. L'etichetta muta. I lavori svolti hanno mirato a costruire miglioramenti all'interno della struttura. Gli animali rimangono prigionieri. Ma ora, sono prigionieri in gabbie più vivibili. Gabbie di vetro trasparente. La critica che scorre in queste frasi è ovvia. Ma cosa nascondono, se lo nascondono, queste sottili differenze?

#15

Quando non si è mai conosciuto l'amore, si ha solamente: voglia d'amore. Quando invece dell'amore si è fatto esperienza, e poi, lo si è anche perduto, allora la voglia d'amore non muore, ma rimane in ombra, perché nasce la paura dell'amore.

lunedì 20 settembre 2010

Di solo pesce lesso?

Pappo
tranelli e abbocco
fin dal primo giorno

Sono l'ingenuo, amici!
bello di mamma, nella
rete, urlo forte: "presente!"

lunedì 13 settembre 2010

Visione semi-automatica - 4

Lo sfregio sul dipinto, dipingo, rapine senza volto, carezze
senza guanto. Ti spingo. Merce sotto banco, a Mandi. Biancaneve.
Ti allungo: Peroni grandi, crocifisso e spine. Saltimbanchi.
Mi fingo: saltimbanco, una mignotta e un santo, fuoriclasse,
Milingo, sfocato, fuori campo. Espulso, questa sera arranco.
Mi tingo, d'amaro, il più avaro di Averna.
Impongo, stato di guerra.Vigliacco.
Osservo la mia merda
a cinquanta pollici.
Visioni soffici.
Se il dramma
dice soffrici.
Sofficini poi
ti dice soffiaci.
Sono l'ennesimo
disastro dentro
a un mondo guasto.
Sono l'ennesimo
disastro dentro
a un mondo guasto.

giovedì 9 settembre 2010

#14

Quanta poesia nel lasciarsi andare. Quanta poesia nel combattere.

martedì 31 agosto 2010

Di sola esaltazione?

Gradisco
accendere
il culo alle gazzelle

Sono il malvagio, Amici!
Gli occhiali scuri sul Potere
nell'intervista dell'insonnia

#13

Né umiltà, né nobiltà. I nostri occhi hanno la luce della mediocrità. Servi e piccoli padroni al tempo stesso. Ognuno di noi si pensa diverso e speciale. Ma siamo tutti uguali, e soprattutto non siamo liberi.

sabato 28 agosto 2010

#12

Comodo. Conveniente. Sicuro. Questi sono gli aggettivi che la tele-vendita utilizza per convincerci all'acquisto. Nota: materiale su cui riflettere?

giovedì 19 agosto 2010

Di sola perversione?

Scelgo
"contro il chiaro di luna"
la stagione del sole, l' isolamento

Ah perversione!
Io ti voglio! Ed entro d'argento!
Umano demonio - contro Natura

giovedì 29 luglio 2010

Di solo studio?

Seduto
accresco
problemi e mi tradisco

in pensieri
che infondo
e in fondo non capisco

giovedì 22 luglio 2010

Di solo rischio?

Vivo
un momento
l'impuro paradosso

calpesto
mine
sepolte da me stesso


sabato 3 luglio 2010

Di sola carne?

Tagliami
la barba
e dimmelo tu

perchè io
nel non tempo
insudo tra le cose

domenica 23 maggio 2010

Strazzulla - 5

Il passaparola continua a fornirci dettagli sulla tragica vicenda consumatasi questa mattina in un quartiere periferico di Strazzulla. Pare che, salendo le scale al quarto piano del municipio, un uomo, con il viso coperto da passamontagna, abbia estratto all’improvviso dalla giacca un diamante, per donarlo ad un’avvenente signora che in quel momento gli si era ritrovata davanti. Per lo spavento, probabilmente un infarto, la donna è crollata a terra reggendosi al passamano.

Il sindaco si è detto sconvolto, addolorato e commosso; per questo, e non per altro, ha dichiarato lo stato di emergenza. Il suo medico di fiducia in una conferenza stampa lo ha definito incapace di reggere emotivamente la situazione; e ora, proprio in questo momento, pare che egli si stia aggirando isterico nei bar di un quartiere chiamato Tropea. I suoi occhi, come testimoniano in molti, esprimono il panico di un uomo legato al mondo dei videogiochi d’azzardo.

La rappresaglia comunque non si è fatta attendere. Membri della famiglia D’onofrio hanno malmenato i pensionati del quartiere Porticelle, in fila fuori alla posta, in attesa delle loro pensioni. Mazze chiodate sono state schiantate sopra a montature di celluloide per ottenere vendetta. E anche e soprattutto perché questa ritorsione appare sconnessa con i fatti prima riportati è bene sottolineare che in questo collegamento del tutto artificioso esiste una fiammella di verità.

A non dimostrarlo sta il fatto che, nel pomeriggio, i numerosi giornalisti che avevano tentato di esporre questo legame sono stati spediti per direttissima al macello istituzionale situato vicino Porta Cedrata. Le carrozze dei treni utilizzati per trasportarli esorbitavano; mentre alla stazione si potevano ascoltare e vedere gli strepiti e le smorfie di gran parte di quel loro affezionato pubblico che li ha denunciati, uno dopo l’altro, senza pietà.

“Eravamo stufi!” gridavano “Volevamo qualcosa di nuovo! E voi non ve ne siete accorti!”. Poveri colleghi! Non avevano compreso il pericolo derivante dai quei vortici che occasionalmente inghiottiscono nel fango schiumante i corpi più disordinanti, e che poi ne restituiscono alcuni in un secondo momento, quando riemergono in superficie quelle teste congelate cosparse di fiori di loto e incorniciate da biografie altisonanti.

La storia d’altronde non è nuova: tanto tempo fa strangolarono al mercato un vecchio chiacchierone solamente perché aveva annunciato di volerla smettere di chiacchierare. Quel giorno, in tutta la città, cominciarono ad accendersi nella notte dei piccoli fuochi, come piccole fiaccole alle finestre. Era il messaggio che la comunità non lo avrebbe perdonato. Perché dai ruoli imposti, si sfugge soltanto a caro prezzo.

martedì 20 aprile 2010

sabato 10 aprile 2010

Strazzulla - 4

I mangiatori di croste hanno vuotato il sacco: non è soltanto il denaro a far girare le giostre della villa borghese! Notizia, che non a caso salta fuori dopo che, nell’ultimo mese, un cospicuo numero di pavoni da ballo ha dimostrato che lo sballo ossessionante organizzato in fabbriche fatiscenti non è opera di un complotto sociologico, ma di un misterioso teschio di paglia che agisce in nome d’ignoti meccanismi tellurici. La situazione dunque si complica!

Inoltre, a seguito di questa dichiarazione che sconvolge soltanto chi solitamente non ama farsi coinvolgere, il parroco ha dato ragione a sé stesso, aggrottando le sopracciglia pelose in segno di scomunica. E soltanto dopo aver palpeggiato con odio il sedere del solito questuante, ha infilato le mani dentro a un secchio pieno di ghiaccio per rinfrancare lo spirito.

“Le continue discussioni che alimentano la speranza sono buone soltanto per i servi!” ha urlato dal solaio il pescatore amante del verso, chiarendo che domani porterà in tribunale molte reti da pesca per intrappolare chi non tenta di sgusciare via dalle catene arrugginite del gorilla disciplinante. E anche se in pochi credono che lo farà, sono in tanti a dire che non lo farà.

“ Noi, pur rimanendo a sedere, non staremo a vedere, e al massimo vedremo che fare, perché siamo il governo del fare, e soprattutto del dire di fare!”, ha commentato nel pomeriggio, tra gli applausi scroscianti, il capo entusiasmato, prima d’intristirsi la sera davanti allo specchio. Cosa che fonti dirette confermano come pratica per lui sporadica e morbosamente enigmatica.

Nel locale biologico, intanto, il solito ubriacone vede più lungo del dottore. Pare infatti che, barcollando addosso a uno studente lavoratore , egli abbia detto al cameriere biologico di non rompergli il cazzo sul concetto di stravizio, e dopo essersi fatto passare lo Stravecchio, pare abbia iniziato a pisciarsi addosso citando frasi del Guicciardini .

E se un giorno rimanessero soltanto gli stupidi a stupirsi? E le sostanze stupefacenti non facessero più effetto? Questi, tra gli altri, sono i grandi temi affrontati dai nani onnivori della terra più disordinata fra le terre ordinate, che non dimenticano, nonostante i cambiamenti apparentemente positivi, il loro passato fatto di carta igienica.

martedì 6 aprile 2010

Visione semi-automatica - 3

Oggi, non esiste il tempo, quando controvento, parlo contro il tempio.
Vado in contro senso: non dico ciò che penso; quando sono sbronzo,
sono falso e mento. Non sento. Mi vanto. Mi stanco: delle puttanate.
Amo le pagliacciate. Quando esagerate, esagero. Mi agito.
Prendo e parto. Il mio parto è lo scarto, una bocca da infarto.
Ora, senza più illusioni, non faccio confessioni, ma solo confezioni.
Confeziono inganni.
Non risarcisco i danni.
Non metto a posto i panni.
I miei giorni sono affanni.
I miei traumi sono Unni.
O mento?.......... Svelto!
I due piani dell'impianto,
intrecciati per l'incanto!
Quale smalto è smalto?
Quale indulto è indulto?
E' nel palazzo l'unto!

giovedì 1 aprile 2010

#11

L'essere umano del futuro corre il rischio di diventare una foresta di opinioni, un bagagliaio di informazioni e sensazioni, frutto di esperienze, per lo più, indirette. Divenendo in questo modo facilmente manipolabile, oltre che dal punto di vista fisico, dal punto di vista psicologico.

mercoledì 31 marzo 2010

Strazzulla - 3

È inarrestabile il fiume di Tavernello che sgorga sulle cosce della ballerina argentina. Lei ansima, si dimena, e una volta sdraiatasi con la pancia aderente alla plastica cancerogena del pavimento, agita lentamente il bacino, muove rapidamente le anche. Tutti i telespettatori sospettano che compaia a quel punto l’ombra del rappresentante politico, indaffarato nei suoi soliti sorrisi sforzati che tanto convincono alle retrospettive organizzate la domenica.

Ma non è ancora giunto il tempo adatto affinché lo scandalo possa venire pubblicato. Le redazioni fremono, i giudici continuano a passare informazioni ai portieri. Ma il succo della faccenda rimane strettamente legato ai calzini del primo presidente del tribunale di colla, che oltre a vivere angosciato notti insonni vegliate al lume del rancore, negli ultimi mesi, pare sia stato ripetutamente violentato dalle tenerezze di un enorme coniglio rosa.

I calzini di filo di scozia del presidente nascondono certamente l’enigma : e perché no? Non è soltanto questo il nostro problema? Tema sul quale non possiamo tacere due reazioni: la prima, l’alzata di sopracciglia dei delinquenti più onesti, che da anni cercano di non ottenere ciò che facilmente sarebbe stato ritenuto ingenuo rapinare, e la seconda, l’ applauso di gomito che i facchini disoccupati hanno rivolto con sdegno verso la balena bianca, ritenuta responsabile di non essersi mai prestata all’arte del tatuaggio giapponese .

Le indagini proseguono comunque senza sosta, in un clima avvelenato che per molti potrebbe facilmente sfociare in una rivoluzione sociale e politica: nei fatti, i militanti dell’alleanza nordica spingono verso una riforma che in realtà non vogliono, per ritornare ad essere ciò che non sono mai stati, se non nelle loro immaginarie velleità nazi-posturali.

Nel frattempo, che in realtà è un’illusione, perché il frattempo è solo un luogo comune all’interno del quale tutti sguazzano senza capire il potere scollante delle congiunzioni, tutti hanno ripreso a fumare dal sedere, operazione molto in voga negli anni in cui le caramelle gommose vengono spiaccicate nelle buste e spedite per disgusto ai conduttori dei telegiornali.

Il sole comunque è tornato a brillare, almeno per poche ore, per poi sparire, provocando ondate di preoccupazioni isteriche trai direttori del centro sperimentale per bambini abilissimi, gli unici a svolgere pratiche goliardiche contro i ragazzi capaci di elaborare calcoli con l’intestino. Cosa che tra l’altro spaventa molti genitori appartenenti alle fasce più golose.

Ma ancora più inutile del dramma delle dame da compagnia depresse, è la situazione dei dirigenti più spenti, che si sono riuniti oggi per le strade della capitale, sputando in faccia a tutti quei pensionati che pensavano di farla franca sul tema degli alloggi pubblici, spacciati, da varie testate giornalistiche, per importantissimi snodi commerciali in grado di rilanciare l’economia del fallimento, neonata disciplina che in molti descrivono come un toccasana per l’aerofagia. Pare che fallire in modo continuato aiuti a liberarsi dall’aria in eccesso.

venerdì 26 marzo 2010

Strazzulla - 2

Il condominio del quartiere popolare è esploso nella notte senza lasciare traccia. Molte testate giornalistiche sostengono sia opera di un professore infastidito dall'odore di tabacco proveniente dal suo armadio in stile barocco. Certo, è presto per lanciare accuse verso la pubblica amministrazione che, da tanti anni ormai, ha raggiunto un discreto livello di noncuranza verso gli stabili più caserecci disposti lungo il grande viale alberato.

Molte studentesse hanno abbassato gli occhi di fronte a questa vicenda, alzandosi la gonna in segno di protesta contro i soliti molestatori da biblioteca. Tutto sembra dunque scivolare dolcemente senza troppe iguane piovute dal cielo. E di questo non possiamo incolpare i rappresentanti della ditta idrica che per mesi hanno sostenuto una politica di basso profilo tendente ad assicurare il più assoluto riserbo alle prostitute più anziane.

L'argomentazione portata avanti dal sindaco ha senz'altro sbalordito i pù esperti analisti politici, e svuotare i gabinetti per riempirli d'immigrati appare, ai più, una soluzione soddisfacente. Nonostante l'opposizione delle scarpette da sugo si sia dimostrata intransigente almento su un punto: il teatro non si tocca, se non per palpare le attrici.

Interessante sopra a tutto è però la posizione dei sindacalisti, che che continuano a vomitare larve biancastre a casa del Sandrino, in difesa dei piccioni più fosforescenti. Pare che nessuno abbia mandato giù il riferimento fatto dal pontefice all'apparecchio ortodontico impiantato sul sorriso sbilenco del consultatore di riviste per adulti.

"Così non funziona!" ha dichiarato senza fronzoli il rigonfio amministratore del sacerdozio codicistico, "e non aggiungerei altro" ha poi concluso "per non aggiungere ulteriore inquietudine in questo sacco di merda che è il mercato dell'ottica per strabici!"

mercoledì 24 marzo 2010

Strazzulla -1

Gli uomini continuano ad urlare senza emettere alcun suono. Strozzati a priori. Eppure, i cartelloni , gli striscioni, gli slogan alzano il tono rispetto alle precedenti manifestazioni: ora s’invoca apertamente l’incrostamento del flusso ipnotico scatenato dalle ciminiere di proprietà del presidente.

Varie agenzie riportano la notizia di scontri. Pare ci sia stato un morto tra le forze dell’ordine. E da ore, il fumo dei gas lacrimogeni sommerge le strade del centro. Non si riescono a distinguere gli alberi, le macchine parcheggiate, le mura dei palazzi.

Ogni tanto dal fumo appaiono correndo piccoli gruppi di manifestanti inseguiti da nessuno. Vecchie beghine lanciano dalle finestre grembiuli contro il degrado. La situazione è sconcertante. I grembiuli volteggiano in aria e si posano sugli elmetti anti-sommossa di bambini commossi.

La violenza si dice che durerà per giorni. Nessuno ha intenzione di arrendersi, e non arrendersi significa in fondo riuscire ad ottenere qualcosa senza ottenere un bel niente. Tutte la fazioni ne sono consapevoli. Per questo il Fittizio, solo in una cantina, continua a mandare messaggi senza senso per convincere i suoi del fatto che in fondo il governo vuole soltanto scopare.

Il Fittizio, per gli osservatori, è in un momento di crisi. Non riesce a mandare avanti la sua retorica con la consueta inefficacia. Appare pimpante, energico, e questo sta cominciando a deludere gli altri membri del partito dell’ansia.

Il famoso fazzoletto sporco di muco incrostato che il Fittizio espone sempre dalla piccola tasca della giacca è scomparso. Pare che a ridurlo in cenere sia stato tutto ciò che non è stato detto. Tutto ciò che non è rientrato nell’inquadratura. Il partito del cerchio questo lo comprende benissimo. E adesso più che mai esorta i suoi uomini a scendere per le strade e farsi crescere i peli delle narici.

“Potrebbero servire” ha dichiarato con estrema serietà un paranoico qualunque. Tutto questo, mentre una luce senza alcun risvolto epico continua ad illuminare le strade di una città a strati che continua a strisciare verso Strazzulla.

lunedì 22 marzo 2010

#10

Prima, ho scritto nove periodi apparentemente veritieri. Adesso, li ho cancellati tutti. Fai quello che senti! Fuma e vaffanculo! Tanto regna la selezione naturale!

martedì 2 marzo 2010

Tua madre è anche una milza

Siccome mangi oggi per non mangiare domani
tra due giorni ti ritroverai a mangiare
dopo un giorno passato senza mangiare

La tua vita sarà Strazzulla!
Lo capisci o no?

domenica 21 febbraio 2010

A voi

Intensa leggerezza
misteriosa passione
una dolorosa bellezza
è la mia maledizione

giovedì 18 febbraio 2010

Lezioni da due soldi da chi vuole solo soldi

Spesso accade che un concetto ne nasconda un altro. Prendiamo, ad esempio, il concetto di libertà, così come viene utilizzato da molti in Italia per costruire delle retoriche politiche .

Il governo è retto da un partito che fa leva sul concetto di libertà. Questo partito è però in realtà un partito in certa misura autoritario; sia al suo interno, nella scelta dei suoi massimi interpreti, e sia all'esterno, nella gestione della cosa pubblica. Quindi di quale libertà stiamo parlando? I cittadini desiderano libertà o autorità mascherata da libertà?

E, per non parlare solamente di politica, parliamo di televisione: la pubblicità della Ferrarelle propone messaggi di questo tipo : "Ama chi sei. E nessuno sarà mai come te!".

Ora, a parte il fatto che amare sé stessi non mi risulta sia una pratica poco diffusa in circolazione, e a parte il fatto che nonostante tutti si sforzino di distinguersi alla fine tutti rimaniamo abbastanza simili, io mi domando perché un telespettatore dovrebbe apprendere questi insegnamenti di vita, di così bassa qualità, da un industria che fornisce questi insegnamenti solamente per i suoi scopi commerciali.

Perchè la Ferrarelle, oltre ad invadere il nostro immaginario con le sue richieste d'acquisto non richieste, ci lancia queste massime, questi imperativi, che in qualche modo dovrebbero aiutarci a trovare una strada nel mondo?

La risposta in fondo è semplice: conoscono il disperato bisogno di autorità dei loro telespettatori, conoscono le loro insicurezze. E poichè i telespettatori sono anche elettori, un collegamento in tutto questo esiste.

Dalle urne ai divani tutti siamo finiti a prendere lezioni da due soldi da chi vuole solo soldi.

Il Principato di Cosimo I

Assassinando Alessandro, il giovane Lorenzino de Medici riaprì a Firenze la questione costituzionale. Il Principato non si era ancora radicato in modo certo e la successione al potere si rivelava incerta. In politica estera, il predominio dell'Imperatore sull'Italia centrale non era gradito al Papa Paolo III che pure, nei fatti, rimase sostanzialmente neutrale tra Carlo V e il monarca francese Francesco I.

Tre gruppi si formarono allora a Firenze: il primo, formato dai popolari, mirava all'istituzione della repubblica e del governo libero; il secondo,  formato dalle personalità un tempo fedeli ad Alessandro, sosteneva apertamente la sua fedeltà incondizionata all'Imperatore; mentre il terzo, formato dagli aristocratici che componevano il Consiglio dei Quarantotto, ambiva ad un Principato moderato non asservito alle volontà dell'Impero. 

Sostenuto da Francesco Guicciardini e da Francesco Vettori, fu eletto Cosimo de Medici, figlio del capitano di ventura Giovanni dalle bande nere. Questo non venne nominato Duca, ma soltanto Capo della città di Firenze. 

Sembrava dunque sconfitta la politica dei consiglieri filo-imperiali, che trovava nel cardinale Cybo il suo più prestigioso rappresentante.  Ma, una volta conquistato il potere, Cosimo I, consapevole della rilevanza politica dell'alleanza con l'Impero, finì per deludere le speranze della classe aristocratica, appoggiandosi proprio al partito degli antichi consiglieri di Alessandro. 

Sconfitta l'opposizione degli esuli fiorentini nella battaglia di Montemurlo, il 30 settembre 1537, Cosimo I ottenne dall'Imperatore la conferma del titolo di Duca e sposò Eleonora di Toledo, figlia del vicerè di Napoli.

La politica estera di Cosimo seppe abilmente districarsi tra Francia e Impero, appoggiando da un lato la monarchia francese e riconoscendo dall'altro la supremazia politica dell'imperatore. E di certo non si può negare efficacia a questo tipo di condotta, visto che questa riuscì a riconsegnare a Firenze una certa dose di autonomia insieme alle fortezze perse durante gli anni della crisi. 

Non da meno fu l'abilità di Cosimo nel gestire gli affari interni al dominio fiorentino. In controtendenza rispetto ai suoi predecessori egli  non cercò di sfruttare i conflitti interni alle città a lui sottoposte, ma tentò di affermare la sua autorità assicurando la pace e la giustizia.  



mercoledì 17 febbraio 2010

L'epoca di Alessandro de Medici

Il nuovo Gonfaloniere Giovanni Corsi si vide costretto a fronteggiare una situazione difficile: le carestie, il rialzo dei prezzi e la minaccia sempre presente dei lanzichenecchi complicavano, in quegli anni, la situazione di Firenze, disastrata dal punto di vista economico e finanziario.
Per sua fortuna, gli aristocratici erano talmente provati dagli anni della repubblica da sostenerlo in modo, ormai, incondizionato. Senza più cariche, privati delle loro fortune, i Grandi assicurarono sottomissione al nuovo regime, approvando, adesso senza più rivendicazioni, la politica reazionaria del Gonfaloniere. Troppo pesanti erano stati i danni subiti da questa classe dominante durante gli anni della repubblica, così che anche i più moderati tra i Grandi arrivarono a provare un forte risentimeno nei confronti del popolo, degli Arrabbiati e della tradizione repubblicana.

I Medici, garanzia dell'ordine costituito, costruirono in questi anni il totale asservimento della classe aristocratica che ormai riteneva auspicabile un rafforzamento della loro supremazia.
Alla fine del 1530, a rappresentare i Medici a Firenze fu inviato lo Schomberg con il compito di rimettere in piedi l'antico sistema di governo mediceo, anche a costo di agire con la massima severità. Il 6 luglio venne letto in città un messaggio dell'Imperatore che pur non abolendo le istituzioni esistenti nominava Alessandro de Medici, rientrato a Firenze il giorno precedente, capo della Città.

Durante l'inverno del 1531, Clemente VII si adoperò, in vista di una riforma costituzionale, a sondare gli animi dei maggiori cittadini fiorentini, convocando a Roma Filippo Strozzi, Jacopo Salviati e Roberto Pucci. L'unico ad opporsi apertamente al Principato fu Jacopo Salviati. Il 4 aprile, dunque, attestate le deboli resistenze, la Balia nominò dodici personalità con il compito di operare le modifiche costituzionali reputate necessarie. La Signoria e il Gonfaloniere furono aboliti, mentre furono istituiti il Consiglio dei Duecento, il Consiglio dei Quarantotto e la figura del Duca.

Alessandro de Medici, a questo punto, forte della nomina a Duca, potè dispiegare pienamente la sua politica, cercando consenso nei ceti inferiori e mirando ad instaurare l'eguaglianza di tutti di fronte alla legge, a danno degli aristocratici. Questo comportò la crescita dell'opposizione di una parte dei Grandi, testimoniata ad esempio dall'avvicinamento di Filippo Strozzi al gruppo di opposizione formatosi a Roma.

Qui, nella città del Pontefice, esuli repubblicani e aristocratici si erano uniti inizialmente nella critica alla politica autoritaria di Alessandro. Unione, però, fragile e destinata a svanire, a causa delle sostanziali differenze ideali esistenti tra le due parti: mentre i repubblicani desideravano la reintroduzione della Costituzione del 1527, gli aristocratici ambivano all'edificazione di un governo oligarchico.

Messo in qualche modo al sicuro dai dissidi interni all'opposizione, Alessandro fu libero di pianificare la sua politica estera. Seguito dalla schiera degli aristocratici a lui fedeli, come Francesco Guicciardini, Roberto Pucci e Francesco Vettori, Alessandrò si recò, per tessere formali rapporti di amicizia, a Napoli dall'Imperatore. Un risultato di questi rapporti fu il matrimonio tra Alessandro e Margherita d'Austria, che assicurava a Firenze l'amicizia di Carlo V a costo di una notevole dipendenza da questo.

La questione costituzionale che sembrava essersi conclusa senza tanti strascichi fu però riaperta all'improvviso dal giovane Lorenzino de Medici, che il 6 gennaio 1537, uccise il Duca durante la notte.

La restaurazione della repubblica a Firenze (1527-1530)

Nel 1527 Firenze è governata, per conto dei Medici, da Silvio Passerini. La sua politica inefficiente si macchiò di una pericolosa inaccortezza. Egli escluse gli aristocratici dalla gestione dello Stato, facendo scattare la loro immediata opposizione. Francesco Vettori, Niccolò Capponi e Jacopo Salviati furono i maggiori rappresentanti dell'aristocrazia insoddisfatta nelle sue tradizionali pretese.

Intanto, in Italia, calavano le truppe dell'Imperatore. Temendo l'attacco nei confronti di Firenze, molti cittadini cominciarono a reclamare le armi per la difesa della città. Il Passerini, in un primo momento, promise di consegnarle. Ma, quando egli venne meno a questa promessa, il 16 aprile venne occupata per protesta la Signoria. I Medici vennero dichiarati ribelli, le armi furono distribuite e venne reintrodotta la costituzione repubblicana. Questa giornata, passata alla storia come "tumulto del venerdì", provocò l'immediata reazione dei cardinali e delle truppe della Lega. Il potere mediceo venne così prontamente ristabilito, mentre ai ribelli, grazie alla mediazione di Francesco Guicciardini , Francesco Vettori e Jacopo Nardi, fu assicurata l'impunità.

Il 6 maggio però le truppe imperiali entrarono a Roma, facendo crollare la base del potere mediceo e dunque fornendo una nuova possibilità all'opposizione aristocratica fiorentina.
Dieci giorni dopo, entrò a Firenze Filippo Strozzi, personalità fornita di numerose relazioni politiche e e rilevanti disponibilità economiche. Fu lo stesso Strozzi ad accompagnare il Passerini fuori da Firenze. Da quel momento, il potere esecutivo venne affidato temporaneamente a un consiglio di centoventi cittadini. Una volta convocato il Consiglio Grande, vennero distribuite le cariche, eletti i Dieci di Balia e nominata la Signoria. Come primo Gonfaloniere, a seguito di un'accanita battaglia elettorale, venne elette Niccolò Capponi.
Sostenitore di un'oligarchia moderata, proveniente da una famiglia nobile, Niccolò Capponi fu contrastato fin dall'inizio del suo governo da nemici personali, da Piagnoni e Arrabbiati.
In politica estera, egli si accordò, da una parte, con la monarchia francese e, dall'altra, strinse un accordo con l'Imperatore, affinché le truppe imperiali non occupassero Firenze dopo aver lasciato Roma.

Intanto il Papa Clemente VII, membro della famiglia Medici, tornò in libertà il 7 dicembre. Il suo giudizio sul governo fiorentino non poteva che essere negativo. Il nuovo governo repubblicano, oltre a scalzare dal potere il rappresentante della sua famiglia, aveva deciso imposte sulle proprietà ecclesiastiche e rimosso, dai palazzi, le insegne medicee.
Per assicurarsi in politica estera, Niccolò Capponi iniziò ad intrattenere un carteggio segreto con il pontefice. Scoperto questo carteggio, venne proibito al Capponi di trattare all'insaputa dei Dieci di Balia. Perciò, quando fu scoperto un ulteriore carteggio il Capponi venne sostituito con Francesco Carducci, il massimo rappresentante degli Arrabbiati.

A questo punto a dettare la linea politica fu il ceto medio fiorentino, permeato del messaggio savonaroliano e legato alla tradizione repubblicana più radicale. Così, per una seconda volta a Firenze, il discorso politico trovò fondamento nel discorso religioso, e durante l'ultima fase della republica fu adottata, nei confronti dei Grandi, una politica vessatoria fatta di arresti e pesanti oneri fiscali.

Letale per la Repubblica fu la sua politica estera, e in particolare il suo attaccamento all'alleanza con la monarchia francese. La proposta del Capponi di trattare con il Papa fu respinta e così, il 29 giugno 1529, Carlo V promise a Clemente VII aiuto per la conquista di Firenze, mentre Francesco I abbandonava i suoi tradizionali alleati italiani.
Così, il 12 agosto 1530, dopo un lungo assedio, Firenze firmò la resa, fu costretta a giurare obbedienza all'Imperatore e a rinunciare alle ambizioni repubblicane.

Il 20 agosto, il parlamento nominò una Balia composta di dodici membri aristocratici che sospese le altre magistrature. Il 1 settembre, una nuova Signoria e il nuovo Gonfaloniere Giovanni Corsi cominciarono a lavorare.

Il Principe - Capitolo VIII - 23

"Credo che questo avvenga da le crudeltà male usate o bene usate. Bene usate si possono chiamare quelle, - se del male è lecito dire bene, - che si fanno a uno tratto per la necessità dello assicurarsi: e di poi non vi si insiste dentro, ma si convertono in più utilità de' sudditi che si può. Male usate sono quelle le quali, ancora che nel principio sieno poche, più tosto col tempo crescono che le si spenghino. Coloro che osservono el primo modo, possono con Dio e con li uomini avere allo stato loro qualche rimedio, come ebbe Agatocle; quegli altri è impossibile si mantenghino.
Onde è da notare che, nel pigliare uno stato, debbe lo occupatore d'esso discorrere tutte quelle offese che gli è necessario fare, e tutte farle a uno tratto, per non le avere a rinnovare ogni dì e potere, non le innovando, assicurare li uomini e guadagnarseli con benificarli. Chi fa altrimenti, o per timidità o per mal consiglio, è sempre necessitato tenere il coltello in mano; né mai può fondarsi sopra e' sua sudditi, non si potendo quegli, per le fresche e continue iniurie, mai assicurare di lui. Per che le iniurie si debbono fare tutte insieme, acciò che, assaporandosi meno, offendino meno; e' benifizi si debbono fare a poco a poco, acciò si assaporino meglio. E debbe soprattutto uno principe vivere in modo, con e' suoi sudditi, che veruno accidente o di male o di bene lo abbia a fare variare: perchè, venendo per li tempi avversi le necessità, tu non se' a tempo al male, e il bene che tu fai non ti giova perché è iudicato forzato, e non te n'è saputo grado alcuno."

martedì 16 febbraio 2010

Academia fiorentina e Storiografia

1.

L'Accademia fiorentina nasce durante gli anni del Principato. Svolge il ruolo di centro di elaborazione della cultura cortigiana che progressivamente sostituirà quella umanistica. Possiamo dire quindi che i nuovi orientamenti della vita letteraria e e culturale, durante gli anni del principato, vengono a svilupparsi all'interno di una istituzione organica allo Stato. E qui sta la novità rispetto agli Orti Oricellari che invece costituivano uno spazio all'interno del quale gli intellettuali umanisti potevano discutere liberamente e spontaneamente.
L'Accademia insieme al Principato interpretano il fondamentale bisogno di autorità che in quegli anni la società esprime. La crisi della concezione umanistica dell'uomo fa venire meno la fede nella ragione e da spazio ad una rinnovata religiosità.

2.

Agli inizi del Cinquecento nasce la storiografia moderna. Machiavelli e Guicciardini ne sono i principali fondatori. Essi rompono con il contrasto tra città celeste e città terrena e riprendono concetti antichi come la legge ciclica, il concetto di fortuna e l'analisi dei conflitti politici e sociali. Certo che una spinta alla storiografia moderna è data dalla crisi politica che imperversa in quegli anni. La crisi infatti impone realismo e richiama l'interesse generale degli intellettuali per l'analisi politica.
Gli storici del Cinquecento, in particolare, danno inizio a quel filone noto come "storiografia pragmatica". Le caratteristiche di questo tipo di storiografia sono due: da una parte, viene prestata esclusiva attenzione ai fatti politici e militari, dall'altra è tipico di questa storiografia cercare di trarre delle lezioni e degli insegnamenti dalla storia.
Famosi storici fiorentini del Cinquecento sono: Jacopo Nardi, Filippo de Nerli, Bernardo Segni, Jacopo Pitti, Bernardo Varchi e Giambattista Adriani.

Di cultura popolare in Machiavelli

Di cultura popolare in Machiavelli pare io non possa parlare. In effetti, mancano fonti scritte che attestino un'influenza di questo tipo di cultura "bassa" sull'autore. Nè è certo che questo tipo di cultura "bassa" a cui mi riferisco abbia prodotto fonti scritte.

Le fonti di Machiavelli appartengono tutte alla cosiddetta cultura "alta", alla cultura latina e umanistica. Egli traduce il De rerum natura di Lucrezio, legge e commenta con attenzione Livio.

Quello che però io ritengo rilevante non omettere all'interno del pensiero di Machiavelli è la sua disposizione naturale, la sua innata vocazione verso il sarcasmo goliardico, verso l'irriverenza, verso la dissacrazione. Tratti, sicuramente presenti anche nella cultura colta e potremmo dire istituzionale, ma che appaiono caratteristici e pulsanti nella cultura popolare.

Ora, in effetti, sembrerebbe eccessivo stabilire dei solidi nessi causali tra questa sua vocazione personale e la cultura comico popolare diffusa in quegli anni a firenze, e , molto probabilmente, Machiavelli non arrivò a certe considerazioni politiche a causa della sua personale inclinazione verso il comico e la cultura "bassa". Che egli fosse un estimatore della cultura alta, questo nessuno vuole metterlo in discussione! Egli prende molto del suo pensiero dagli storici latini.

Io voglio solamente dire che il suo particolare sguardo sulle cose non credo lo portasse ad arrichirsi di un aspetto e tralasciarne un altro. Così, come nel pensiero politico e in ambito artistico, egli si dimostra sempre attento alla compresenza degli opposti e a loro conflitto.

Mi pare strano che, accanto a ciò che noi chiamiamo "alto", egli non portasse con sè anche un pò di "basso". Che poi quel basso non fosse scritto ma magari solamente vissuto e parlato, questo è un altro discorso.

Il problema, dunque, risiede nel fatto che, non essendo dimostrabile e verificabile questo arricchimento dal "basso", in teoria noi non dovremmo parlarne. In teoria.

Il Principe - Capitolo VI - 1

"Non si maravigli alcuno se, nel parlare che io farò de' principati al tutto nuovi e di principe e di stato, io addurrò grandissimi esempli. Perché, camminando gli uomini sempre per le vie battute da altri e procedendo nelle azioni loro con le imitazioni, né si potendo le vie d'altri al tutto tenere né alla virtù di quegli che tu imiti aggiungere, debbe uno uomo prudente entrare sempre per vie battute da uomini grandi, e quegli che sono stati eccellentissimi imitare: acciò che, se la sua virtù non vi arriva, almeno ne renda qualche odore; e fare come gli arcieri prudenti, a' quali parendo el luogo dove desegnano ferire troppo lontano, e conoscendo fino a quanto va la virtù del loro arco, pongono la mira assai più alta che il luogo destinato, non per aggiungnere con la loro freccia a tanta altezza, ma per potere con lo aiuto di sì alta mira pervenire al disegno loro."

venerdì 12 febbraio 2010

#9

Da cosa nasce cosa. Questo è il succo del meccanismo. Comprendere da cosa è nato cosa. Questo è lo sforzo del racconto, il mistero celato dietro al fatto.

giovedì 11 febbraio 2010

#8

Non sarà che alcuni scrittori, consapevoli che l'amore svanisce, si illudono di amare la scrittura per avere qualcosa d'amare per sempre?

sabato 6 febbraio 2010

Il Principe - Capitolo III - 40

E' cosa veramente molto naturale e ordinaria desiderare di acquistare: e sempre, quando li uomini lo fanno, che possono, saranno laudati o non biasimati; ma quando e' non possono, e vogliono farlo in ogni modo, qui è lo errore e il biasimo.

martedì 2 febbraio 2010

Il Principe - Capitolo III - 18

"Per che si ha a notare che gli uomini si debbono o vezzeggiare o spegnere: perché si vendicano delle leggieri offese, delle gravi non possono; si che la offesa che si fa all'uomo debbe essere in modo che la non tema la vendetta."

sabato 30 gennaio 2010

Uscendo

La madre non sapeva
come passava le nottate?
A spasso con grate già stampate
sul muso ricamato a piacimento?

Più sensata dell'abuso
la risata più insensata che ricerco
In questo varco in cui m'imbarco
senza troppa convinzione

Come quando il primo giorno
ho aperto gli occhi sull'inganno
Questra vostra maliziosa
commistione di giudizi

Complimenti! Davvero Complimenti!
I più forti siete voi!
Io verso solamente
brunello sugli Eroi!

domenica 17 gennaio 2010

In partenza per la Serbia

fai le valigie
fuma sigarette
che l’inganno sia l’inganno!
lo spettacolo resuscita i morti

sabato 16 gennaio 2010

Il registro dei deliri

Voi parlatene con calma
mentre io sprofondo
in questo vostro confronto
e senza pregiudizi raffronto
il vostro assedio
le vostre gesta contrastanti
e allo stesso tempo inerti
nel fare nel dire nel competere

Anche se vi chiederò il contrario
non lasciatemi stare in pace
anime ingombranti e chiacchierone
continuate a parlare
non interrompete il vitale conflitto
il vostro orrendo affitto
non dovrete pagare
ma sfruttare

finchè un violino un oboe
non pregheranno di smetterla
voi parlatene ancora
continuate a parlarne dentro di me
dentro di me
abbracciatevi stringetevi
allontanatevi spintonatevi
anime ingombranti e chiacchierone
riuscirò ad amalgamarvi?

riuscirò ad amarvi? riuscirò ad amarmi?
bottiglie bottiglie
neanché voi conoscete
le numerose meraviglie
che queste sere io vivo
senza alcun lieto fine.

mercoledì 6 gennaio 2010

Il ritorno della merce

Questo nostro truculento sognare
porterà forse ordinamenti sconvolti?
Oppure il senso ultimo del fatto
risiede nell'ombra indifferente del verbo?
Qualcuno risponderebbe: "Strazzulla!"

martedì 5 gennaio 2010

Commerciante d'amore

Salterò
come un lupo annusando

tra la neve
sentimenti commerciando

lascerò
appeso a quattro rami l'amore

afferrando
i resti di un panino al prosciutto