mercoledì 17 febbraio 2010

La restaurazione della repubblica a Firenze (1527-1530)

Nel 1527 Firenze è governata, per conto dei Medici, da Silvio Passerini. La sua politica inefficiente si macchiò di una pericolosa inaccortezza. Egli escluse gli aristocratici dalla gestione dello Stato, facendo scattare la loro immediata opposizione. Francesco Vettori, Niccolò Capponi e Jacopo Salviati furono i maggiori rappresentanti dell'aristocrazia insoddisfatta nelle sue tradizionali pretese.

Intanto, in Italia, calavano le truppe dell'Imperatore. Temendo l'attacco nei confronti di Firenze, molti cittadini cominciarono a reclamare le armi per la difesa della città. Il Passerini, in un primo momento, promise di consegnarle. Ma, quando egli venne meno a questa promessa, il 16 aprile venne occupata per protesta la Signoria. I Medici vennero dichiarati ribelli, le armi furono distribuite e venne reintrodotta la costituzione repubblicana. Questa giornata, passata alla storia come "tumulto del venerdì", provocò l'immediata reazione dei cardinali e delle truppe della Lega. Il potere mediceo venne così prontamente ristabilito, mentre ai ribelli, grazie alla mediazione di Francesco Guicciardini , Francesco Vettori e Jacopo Nardi, fu assicurata l'impunità.

Il 6 maggio però le truppe imperiali entrarono a Roma, facendo crollare la base del potere mediceo e dunque fornendo una nuova possibilità all'opposizione aristocratica fiorentina.
Dieci giorni dopo, entrò a Firenze Filippo Strozzi, personalità fornita di numerose relazioni politiche e e rilevanti disponibilità economiche. Fu lo stesso Strozzi ad accompagnare il Passerini fuori da Firenze. Da quel momento, il potere esecutivo venne affidato temporaneamente a un consiglio di centoventi cittadini. Una volta convocato il Consiglio Grande, vennero distribuite le cariche, eletti i Dieci di Balia e nominata la Signoria. Come primo Gonfaloniere, a seguito di un'accanita battaglia elettorale, venne elette Niccolò Capponi.
Sostenitore di un'oligarchia moderata, proveniente da una famiglia nobile, Niccolò Capponi fu contrastato fin dall'inizio del suo governo da nemici personali, da Piagnoni e Arrabbiati.
In politica estera, egli si accordò, da una parte, con la monarchia francese e, dall'altra, strinse un accordo con l'Imperatore, affinché le truppe imperiali non occupassero Firenze dopo aver lasciato Roma.

Intanto il Papa Clemente VII, membro della famiglia Medici, tornò in libertà il 7 dicembre. Il suo giudizio sul governo fiorentino non poteva che essere negativo. Il nuovo governo repubblicano, oltre a scalzare dal potere il rappresentante della sua famiglia, aveva deciso imposte sulle proprietà ecclesiastiche e rimosso, dai palazzi, le insegne medicee.
Per assicurarsi in politica estera, Niccolò Capponi iniziò ad intrattenere un carteggio segreto con il pontefice. Scoperto questo carteggio, venne proibito al Capponi di trattare all'insaputa dei Dieci di Balia. Perciò, quando fu scoperto un ulteriore carteggio il Capponi venne sostituito con Francesco Carducci, il massimo rappresentante degli Arrabbiati.

A questo punto a dettare la linea politica fu il ceto medio fiorentino, permeato del messaggio savonaroliano e legato alla tradizione repubblicana più radicale. Così, per una seconda volta a Firenze, il discorso politico trovò fondamento nel discorso religioso, e durante l'ultima fase della republica fu adottata, nei confronti dei Grandi, una politica vessatoria fatta di arresti e pesanti oneri fiscali.

Letale per la Repubblica fu la sua politica estera, e in particolare il suo attaccamento all'alleanza con la monarchia francese. La proposta del Capponi di trattare con il Papa fu respinta e così, il 29 giugno 1529, Carlo V promise a Clemente VII aiuto per la conquista di Firenze, mentre Francesco I abbandonava i suoi tradizionali alleati italiani.
Così, il 12 agosto 1530, dopo un lungo assedio, Firenze firmò la resa, fu costretta a giurare obbedienza all'Imperatore e a rinunciare alle ambizioni repubblicane.

Il 20 agosto, il parlamento nominò una Balia composta di dodici membri aristocratici che sospese le altre magistrature. Il 1 settembre, una nuova Signoria e il nuovo Gonfaloniere Giovanni Corsi cominciarono a lavorare.

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