domenica 21 giugno 2009

Appunti (VI) : Eretici italiani del Cinquecento

Capitolo quinto (seconda parte)

"Le eresie antitrinitarie e cristologiche, tendenti ora in sostanza ad accentuare la umanita di Cristo, del quale si predica la imitazione, sovente letteralmente intesa, e a minare dogmaticamente il carattere sacro della gerarchia ecclesiastica fondato sulla divinità del suo fondatore, sono molto antiche nella storia della Chiesa: e anche l'uso del battesimo degli adulti (e di conseguenza del ribattesimo all'entrare nella comunità che il battesimo della Chiesa non riconosceva) è un fenomeno ben noto nella storia dell'eresia, e si trova ad esempio già presso i Catari e Valdesi."

"Ad ogni modo, nel Cinquecento troviamo all'origine e come punto d'incontro di tutte le tendenze ereticali, l'anabattismo; e non soltanto in quel senso generico onde veniva chiamato anabattista tutto quel che non poteva venir designato secondo regole fisse nel campo religioso, ma anche nel senso specifico di movimento radicale a carattere sociale e teologico insieme, che cioè manifestava il suo radicalismo ponendo la esigenza di una società cristiana assolutamente nuova, fondata non sulla trasmissione oggettiva dei carismi o dei ministeri divini, ma sulla volontà e sulla convinzione personale. Nell'anabattismo e nei movimenti che attorno ad esso presero vita, confluivano l'insoddisfazione dei ceti popolari e di menti radicali per il trasformarsi dell'impulso originario della riforma protestante, com'essi lo avevano inteso, da rivoluzionario in tutore dello stato territoriale assolutistico o cittadino e borghese; l'impulso speculativo, l'esigenza intellettuale dell'esame completo, della ricerca e dell'affermazione della verità qualunque essa sia; e infine il realismo razionalistico e prammatistico dell'umanesimo, tendente alla effettuazione pratica immediata delle idee e dei principi ritenuti giusti e veri, fiduciosa nelle possibilità individuali dell'uomo. Queste tendenze, riunite insieme, portavano a idee non più semplicemente riformatrici, tendenti cioè consapevolmente a conservare e a rafforzare attraverso il rinnovamento l'organizzazione sociale ed ecclesiastica esistente, ma immediatamente innovatrici: idee che, sotto la pressione politica e sociale, si concretarono in movimenti rivoluzionari violenti, come quello di Munster, che furono duramente repressi."

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