venerdì 5 giugno 2009

Appunti (III) : "Eretici italiani del Cinquecento"

Capitolo terzo

"Ad ogni modo il mondo della cultura e quello della più larga vita religiosa italiana sembrano prender più larga notizia di Lutero e della sua riforma solo dopo il Sacco di Roma, che attira l'attenzione sull'importanza delle nuove idee, scuotendo la fiducia mistica nell intangibilità della Santa Sede la quale sembrava dover potere superare tutte le tempeste nonostante le malefatte e le debolezze umane. Infatti il Torquato pone la sua profezia dell'avvento di Lutero tutt'in un blocco con la profezia del Sacco di Roma: nella sua mente, come probabilmente nella mente dei più larghi strati del popolo italiano, e anche delle generalità degli ecclesiastici e degli umanisti, Lutero era rimasto fino a quel momento un eresiarca grande, appoggiato da grandi principi, e forse anche un più fortunato pseudoprofeta. Col Sacco di Roma invece egli diventa il rappresentante maggiore della giusta punizione divina per la corruzione della cristianità e degli ecclesiastici che la guidano, il provocatore, se non diretto, mediato, della trasformazione dei riti e e delle leggi ecclesiastiche, l'avviatore, attraverso il flagello dell'eresia, dell'auspicata riforma."

"L'interesse dei laici italiani per Lutero, per quanto ne abbiamo notizia, era dunque, in questi primi momenti, generico, di carattere più morale e politico, che dottrinale e volto agli elementi specifici delle idee di Lutero. Anche l'interesse per i libri dei capi protestanti fu generico in coloro che cominciarono a procurarseli, e che vi cercavano la tradizionale polemica contro le degenerazioni degli ordini religiosi vedendo nelle nuove dottrine soprattutto nuovi argomenti. Così quel tipico rappresentante degli interessi della cultura italiana del secolo che fu il Brucioli si mostra nel 1528 più anticlericale in senso moralistico, cioè convinto che le istituzioni ecclesiastiche dovessero venir riformate per togliere gli abusi e la corruzione, e che la sorveglianza della vita morale dovesse venire data alle autorità civili (comunali nella sua mente di repubblicano), che riformatore in senso preciso. Per il Brucioli, come per tanti savonaroliani, riforma politica, ritorno alla organizzazione comunale, e riforma religiosa, ritorno alla devozione antica e alla serietà religiosa, facevano tutt'uno: ma si trattava di opposizione al costituirsi del principato e alla indifferenza religiosa degli umanisti, più che di idee nuove, o atte a incanalare e a guidare le nuove esigenze."

1 commento:

Anonimo ha detto...

io adoro gli pseudo-profeti.
ma odio i nazisti dell'illinois.
come coniugare queste due tesi inconciliabili?
ma è chiaro, con un bel pezzo di pop americano anni'50!



di prossima uscita:

"un anarchico piccolo piccolo, ovvero piccole eresie e grandi rivoluzioni"