giovedì 18 settembre 2008

Non è mia intenzione scrivere l'ennesimo articolo su Berlusconi.  Mi interessa solo fare un'osservazione sul linguaggio utilizzato in politica e nel giornalismo.

Roma, 23 dicembre 2005. Durante una conferenza stampa, Berlusconi, per rispondere (o forse per non rispondere) alla domanda di una giornalista dell’Unità, mostrava un vecchio numero proprio dell'Unità, uscito nel 1953 in occasione della morte di Stalin, dove venivano pubblicate parole di cordoglio.
“Ecco cosa scrivevate nel ’53, inutile cercare di correggervi, siete complici di milioni di morti!”. Così Berlusconi attaccava, quasi quattro anni fa, quello che continua da anni a definire, in maniera molto manichea, “il giornale dell’odio”.

Ora, questo episodio sintetizza tutta la scaltrezza politica di un linguaggio a cui siamo ormai abituati ed al quale ormai tendiamo ad uniformarci. Un linguaggio a cui molto ha contribuito la diffusione della televisione,  delle immagini e dello spettacolo.  Un linguaggio che punta soprattutto a meravigliare, a stupire, a convincere. 
Così, ad esempio, Berlusconi, che di questo linguaggio è un abile utilizzatore, risulta convincente, proprio come le cianfrusaglie proposte in pubblicità. 
Tutto consiste nel fare leva sull'irrazionale, per confondere l'interlocutore, volutamente ignorando ogni contestualizzazione. A questo punto la "vittima", spaesata, completamente ubriacata da immagini ad alta gradazione, si affida ai grandi pifferai. 
Questo metodo, questo linguaggio,  che poi riflette un modo di essere, uno stile di vita, ormai fa parte di noi. E' così. Le idee più assurde divengono realistiche e legittime, al punto che inevitabilmente qualcuno utilizza quelle stesse idee e quello stesso metodo per attaccare gli avversari che a loro volta  diffondono assurdità. Tutto è un ciclo. 
Per esempio nel caso Mangano ( lo stalliere di Arcore/ boss mafioso).
Molti sanno infatti che Berlusconi, tempo fa, ha sentenziato: "Mangano è un eroe!". Qualche sera fa però il programma di Lucarelli su Rai tre manda in onda il passaggio radiofonico dal quale sono stati tratti molti articoli. E' possibile ascoltare: - (sintetizzo) alcuni magistrati avevano tentato di fare pressione su Mangano, per estorcergli dichiarazioni scottanti su di me (Berlusconi), in cambio di una riduzione di pena. Mangano non ha mai accettato e io considero il suo rifiuto: un comportamento eroico. -
Per attaccarlo tanti giornalisti riportano semplicemente ciò che non è mai stato detto, ovvero: "Mangano è un eroe!". E allora giù articoli, giù servizi al telegiornale, la gente ne parla e il messaggio passa...
Ma, se il messaggio è un'invenzione, un taglia e cuci, un copia e incolla, una non-verità, questo non importa. I giornalisti attaccano Berlusconi usando il suo stesso linguaggio, sempre strumentale, e contribuiscono a diffondere questo metodo. 
Qualcuno, a questo punto, potrebbe certamente dire: queste sono sottigliezze,  la cosa veramente grave è stata associare un mafioso ad un comportamento eroico. 
I casi però sono due: o Berlusconi ha parlato in quel modo perchè è colpevole e il comportamento  di Mangano è eroico solo dal suo punto di vista, oppure Berlusconi è innocente e il comportamento eroico non è che un comportamento onesto. 
Il problema non è quindi cosa pensa Berlusconi di Mangano, ma cosa ha fatto o non fatto Berlusconi. Io su questo non ho certezze, ma ho un'opinione. I giornalisti però alla ricerca di un pubblico il più vasto possibile, tranciano ogni riflessione e spacciano opinioni e pregiudizi come verità, creando ulteriore confusione. In cerca di lettori o di elettori, quello che conta è il numero. Solo questo. Tutto è un ciclo quindi, sempre più assurdo.

p.s. Naturalmente io non credo affatto che un boss della mafia come Mangano facesse lo stalliere ad Arcore solamente perchè non era stato possibile trovare stallieri in Lombardia. Ma questo è un altro discorso.....

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