Capitolo quinto
"Nelle dottrine degli eretici italiani del Cinquecento troviamo, intrecciate le une con le altre, idee antitrinitarie, concezioni neoplatoniche, dottrine anabattistiche, aspirazioni razionalistiche e morali di carattere umanistico. Speculazioni astruse dunque assieme a motivi etici e culturali e a formulazioni teologiche di esigenze religiose derivate da necessità sociali. Il nesso, che parrebbe a tutta prima non potersi trovare, fra le astratte speculazioni sulla Trinità e sulla scala mistica per arrivare alla contemplazione di Dio, e le spesso anche troppo concrete e radicali esigenze di rivolgimento istituzionale e sociale che si manifestavano attraverso l'affermata necessità di rinnovare il battesimo o di compierlo solo nell'età matura, sta nella speculazione cristologica, che da una parte investe il dogma trinitario, dall'altra le concezioni della Chiesa, della comunità cristiana, e della sua funzione.
In questo momento usciamo dalla Riforma potestante di Lutero e di Calvino. E' ormai comunemente accettata la osservazione del Troeltsch sul carattere "reazionario" della prima riforma: non solo Lutero e Melantone, ma anche Calvino, intendevano appartenere alla Chiesa Cattolica e Apostolica, della quale si consideravano gli unici rappresentanti legittimi per averne purificata la dottrina, tenendo fermo incrollabilmente ai simboli della tradizione cristiana e al sacro dogma della Trinità.
I mistici anelanti alla diretta fusione dell'anima con la divinità, gli aversari della Chiesa come istituzione giuridica e organizzazione politica, i visionari e gli ispirati insofferenti di regole per la retta opinione, i razionalisti indocili di fronte alle autorità, erano stati tolti dall'isolamento che li faceva procedere isolatamente o per piccoli gruppi, e si avviavano pressochè tutti verso la riforma protestante, dalla quale alcuni sembravano sperare soddisfacimento alle loro speranze, mentre altri erano respinti verso di essa dal riordinamento disciplinare e dall'irrigidimento intellettuale della restaurazione cattolica.
I tempi eroici della prima azione riformatrice erano trascorsi, le passioni erano meno calde ma più aspre e mentre la Riforma cattolica si volgeva in Controriforma, in terra protestante si procedeva al consolidamento delle conquiste raggiunte, con una mentalità spesso analoga a quella della Controriforma stessa. Quegli uomini che avevano sperato di trovare nei paesi "evangelici" la realizzazione di sogni millenari o la possibilità di una vita intellettuale spregiudicata come quella dei tempi anteriori alla crisi si trovarono naturalmente dalla parte della Riforma; ma finirono per formare entro di essa un gruppo irrequieto e irresoluto, che ebbe in sostanza solo la funzione di critica interna della Riforma stessa e preparatrice dell'età dei lumi. "
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